- E poi?
- E poi ella risponde, e Ottorino replica; ella una seconda, e Ottorino un'altra, e via e via, la faccenda va innanzi ch'egli è un desìo: e se aveste a sentire le dolci, le tenere cose ch'ella mi scrive! se aveste a vedere con che divozione apre le mie lettere, le divora cogli occhi, e vi lascia spesso cader sopra lagrimone tanto fatte! e poi con che grazietta le ripiega con quelle bianche manine, e se le mette in seno e ne le trae fuori per tornarle a leggere, per baciarle! Io mi godo tutti i giorni tanta festa dal fesso d'un assito, e vi giuro che il giuoco comincia quasi a piacermi.
- Ah mummia secca! muso ammorbato da Fariseo! - disse Lodrisio misurandogli per giuoco una ceffata. - Insomma, con codeste bambolaggini, tu ti sei baloccato per via invece d'andar innanzi: e intanto ecco venti giorni sciupati.
- Non è però ch'io gli abbia sciupati del tutto, vedete; un certo qual tocco ho cominciato a dargliene; ma è una miseria! bisogna lavorarle intorno così sottile, con tanti rispetti! ch'ella si adombra di ogni minimo che, ed è così tenera, così dilicata, che siamo a sfinimenti, a febbri.
- In conclusione, che le hai tu scritto di più arrischiato fin ora?
- Ho cominciato a fare un po' del geloso, pigliandone cagione dal continuo parlarmi di lei che fa Marco, dagli encomi sfoggiati che ne sciorina.
- Ed ella?
- Protesta, giura d'esser tutta mia, sempre mia, potete pensare! ma codesta delle lodi è una semenza che gettata ch'un l'abbia nel cuore d'una femmina, presto o tardi vi mette radici e porta frutto.
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Ottorino Ottorino Fariseo Lodrisio Marco
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