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      Lui chiamando, o rondinella.
     
      Oh se anch'io!... Ma lo contendeQuesta bassa, angusta vôlta,
      Dove sole non risplende,
      dove l'aria ancor m'è tolta,
      Donte a te la mia favellaGiunge appena, o rondinella.
     
      Il settembre innanzi viene,
     
     
      E a lasciarmi ti prepari:
      Tu vedrai lontane arene;
      Nuovi monti, nuovi mariSalutando in tua favella,
      Pellegrina rondinella.
     
      Ed io tutte le mattineRiaprendo gli occhi al pianto,
      Fra le nevi e fra le brineCrederò d'udir quel canto,
      Onde par che in tua favellaMi compianga, o rondinella.
     
     
      Una croce a primaveraTroverai su questo suolo:
      Rondinella, in su la seraSovra lei raccogli il volo:
      Dimmi pace in tua favella,
      Pellegrina rondinella
     
     
     
      CAPITOLO XXVII
     
      - È il Tremacoldo, - disse Bice tutta animata, appena che fu cessato il canto: - ne ho riconosciuta la voce; oh! chi sa ch'ei non abbia voluto farmi accorta... S'io potessi vederlo! Se potessi veder un volto fidato! e uscir di questo dubbio!
      - Ma che dubbio avete? per carità, perchè siete così turbata? fra due giorni il vostro sposo sarà qui! ve l'ha promesso, dunque...
      - Zitto, - l'interruppe la padrona, mettendosi un dito sulla bocca. Stettero ancora alcun tempo in silenzio, sperando che il canto potesse ricominciare; ma non s'udì più nulla, salvo che un malauroso uggiolar di cani che parevano rispondersi dai solitarii casali sparsi a grandi distanze su per la morta pianura.
      Bice, perduta alla fine ogni speranza, tornò a sedere presso al tavolino, e col capo vôlto all'ancella che chiudea le imposte, diceva continuando il discorso interrotto: - Che dubbio posso avere? domandi, perchè sono turbata?


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Marco Visconti - Storia del Trecento cavata dalle cronache di quel tempo e raccontata da Tommaso Grossi
di Tommaso Grossi
Vallardi Editore Milano
1958 pagine 484

   





Tremacoldo Bice