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      - Perdonatemi, Madonna... non credetti... - e stava quasi per tornar indietro; ma ripigliando poi tosto la sua natura, soggiunse: - Ho sperato che avendovi a parlar di Ottorino potesse venirmi comportata tanta sicurtà.
      Bice, nel cui animo, per la vista di quel nemico implacabile del suo sposo, avean preso corpo in un tratto le ombre paurose, che già prima le davano tanta guerra, - Cavaliere, - gli rispose, senza poter nascondere un fremito improvviso che le trascorse per tutte le membra, - non insultate alla miseria d'una innocente. Io tremo di starmi in vostra balìa, come certo deve starvi quegli che avete nominato, e il cui nome sulle vostre labbra non mi suona che un'insidia. Se ciò è vero, io non ho altro schermo, altra difesa che di lagrime e di querele; io donna imbelle, trafugata in quest'angolo ignoto, lontana da chi mi protegga, senz'altro testimonio dell'ingiustizia che m'è fatta, tranne questa meschina che la patisce con me, - (e accennava l'ancella, la quale a quelle parole levava gli occhi un po' rincorata, sperando che elleno avessero pure a toccar il cuore dei loro persecutori), - io mi sto nelle vostre mani, - seguitava Bice con un accento che parea ispirato, - vi sto come una canna che potete spezzare a grado vostro: ma vi ha un Signore al di sopra di noi, un Signore per cui ogni più nascosto angolo della terra è palese, innanzi al quale ogni forza è debole; un Signore che interroga le lagrime dell'afflitto, e ne chiede ragione al violento che le fa versare.
      Lodrisio più stizzito che altro dal trovarsi smascherato, dal sentirsi bravato a quel modo da una fanciulla; vergognoso in faccia al Pelagrua, vergognoso in faccia a sè stesso di quel primo senso di peritanza e di rispetto, dal quale non s'era potuto difendere, era ridiventato tutto intero il Lodrisio di prima; e riassumendo quell'aria di procace, irrisoria dimestichezza che gli era caduta per un momento:


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Marco Visconti - Storia del Trecento cavata dalle cronache di quel tempo e raccontata da Tommaso Grossi
di Tommaso Grossi
Vallardi Editore Milano
1958 pagine 484

   





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