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      - Jacopotto, siam due uomini e due cavalli: non partiremo che a giorno fatto.
      L'oste, deponendo la lucerna, si volse a Lupo, e gli disse - Vengo subito; - quindi, pigliato per un braccio il sopravvenuto, lo condusse al camino; s'inchinò a scoperchiare una pentola entro cui bolliva un pezzo di castrato, e: - Guarda, - disse, - che fior di roba profumata! - L'uomo, cui eran dirette quelle parole, chinossi anch'egli come per osservar meglio; e avvicinatosi così all'albergatore, gli sussurrò qualcosa all'orecchio; dopo di che quest'ultimo disse a voce spiegata: - Adesso verrai a veder la stalla, c'è già un cavallo di quel forestiere ch'è qui: a volervene far stare tre saranno un po' disacconci; ma li accomoderemo meglio che si può.
      Ciò detto, uscirono ambedue, e poco stante uscì anche l'altro uomo d'armi che non aveva fino a quel punto aperto mai bocca. Lupo, che s'era avvisto di qualche soppiatteria, senza far sembiante di nulla, con un fare sbadato, gittando piede innanzi a piede, venne fin sull'uscio che rispondeva in un cortiletto d'onde si passava poi alla stalla; e vide l'ostiere coi due amici, stretti insieme in un canto della corte in gran colloquio. Al comparir di lui si dispersero un di qua, un di là, ed usciron poi ad uno per volta dalla porta per seguitare i loro parlamenti di fuori sulla via, com'ei fece ragione.
      - Che armeggi hanno costoro? -, disse fra sè il Limontino, un po' insospettito: - che vi fosse sotto qualche trama? a buon conto starò all'erta -. Diede un'occhiata alla sua spada, al suo pugnale, e ripeteva: - a buon conto starò all'erta.


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Marco Visconti - Storia del Trecento cavata dalle cronache di quel tempo e raccontata da Tommaso Grossi
di Tommaso Grossi
Vallardi Editore Milano
1958 pagine 484

   





Lupo Limontino