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      - Tu ti sei travisato tutto, manigoldaccio, ma ti conosco! Oh! è lui, è lui, a giocarci gli occhi del capo. -
      Allora pensò che la rete poteva attenersi a fili più lontani, annodarsi forse a quella prima a cui egli era già stato preso insieme col suo signore; e ai ceffi dei tre birboni che gli ballavano da tanto tempo nella fantasia, se ne aggiunse un quarto; il ceffo infido d'un briccone più grosso e più matricolato, quello di Lodrisio.
      D'una in un'altra immaginazione, gli venne un tratto questo pensiero: - Come mai un soggettaccio di quella tempra può egli esser così amico di Marco? - Ora lo credereste? che quel nome gittatosi per tal modo a traverso il cervello di Lupo, ebbe virtù di dare la svolta a poco a poco alle idee che vi correvan per entro a tanta furia, sicchè cominciarono a levarsi, a dar luogo?
      Egli è vero che di tanto in tanto sentiva come una scossa al cuore, come una chiamata interna che gli diceva: - Bada a te! -. Allora ei si faceva forza di tornar sulle prime immagini, e vi riusciva per qualche tempo, ma stracco, morto di sonno com'era, pel cavalcare di tutta la giornata, dopo tante giornate e tante notti passate con quel travaglio che sapete; sfinito dalla fatica stessa che durava nel rivolgere e tener affissata la mente a quelle idee, ch'essa, come bisognosa di riposo, si lasciava scappare da tutte le bande; un po' alla volta, un po' alla volta, il poveretto cominciò a velar l'occhio, a smarrirsi in un lieve sopore, a non saper più dove si fosse. Che se tornava a risentirsi qualche istante, era un risentirsi sempre più breve e più languido, e quel senso di sollecitudine che gli durava pur sempre indistinto nell'animo, si faceva ognor più ottuso, s'andava dileguando, e le immagini a confondersi, a vacillare, a sfumar via.


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Marco Visconti - Storia del Trecento cavata dalle cronache di quel tempo e raccontata da Tommaso Grossi
di Tommaso Grossi
Vallardi Editore Milano
1958 pagine 484

   





Lodrisio Marco Lupo