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      Ma che direte voi? chè da qui appunto venne la sua salute: il cavallo nel distendersi per trarre, strappò la cavezza e scappò fuori della stalla; e colui che se lo vide passar vicino, aggrappandoglisi alla criniera spiccò un salto, e su; e via a precipizio a traverso i campi, come se il diavolo lo portasse. Lupo, dopo essergli corso dietro per un bel pezzo, visto ch'ell'era opera perduta, tornò verso l'osteria; e stava avvisato che intanto non fosse accorso gente, e gli si preparasse un qualche mal giuoco. Ma l'osteria era solinga e fuor di mano, non v'abitava che l'oste e la sua donna, la quale era stata quella notte mandata da lui a dormir lontano, presso una certa comare, per condurre più coperto quell'assassinamento; e però con tutto il fracasso che vi s'era fatto non era comparsa anima nata.
      Lupo entrò nel cortiletto, venne alla stalla, e non vi trovò che i due che v'avea lasciati: lo scudiero di Lodrisio era morto del tutto, ma l'ostiere, staccandosi dal ventre una mano tutta rossa e sgocciolante, la stese verso di lui, e diceva:
      - Fammi una carità... ho una sete, un'arsione... Qui fuori troverai una tinozza piena d'acqua; portamene una sorsata chè non ne posso più.
      Lupo uscì, e rientrò tosto coll'acqua. Il ferito la tracannò con un'avidità rabbiosa, e poi tornò a dire:
      - Chi me l'avesse detto stanotte, quando andava a cavarla alla fontana, e l'apparecchiava per lavar via il sangue come t'avessimo ammazzato!
      Il nostro Limontino sellò il cavallo e vi montò sopra: allora l'oste, vedendolo che se n'andava, sforzossi di fargli intendere ancora queste parole:


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Marco Visconti - Storia del Trecento cavata dalle cronache di quel tempo e raccontata da Tommaso Grossi
di Tommaso Grossi
Vallardi Editore Milano
1958 pagine 484

   





Lodrisio Limontino