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      Tutto stupito da siffatta scoperta: - Come mai? -, disse in cuor suo, - come mai si può egli esser condotto Lodrisio a spacciarmi per corriere costui? un uomo del suo nemico? -, e voleva domandarne allo stesso Lupo; ma poi stimò meglio di guardar invece lo scritto che questi gli avea recato, e che egli non dubitava punto potesse esser d'altri che di Lodrisio, sperando di trovare in quello la spiegazione di tanto strana novità.
      Prese il foglio, l'aperse; e la prima cosa si maravigliò di vederlo steso per piana lettera e non in cifra: colpito poi dalle prime frasi di esso, corse con l'occhio alla fine della carta per certificarsi da cui venisse. Ora chi può significare come egli rimanesse al trovarvi il nome di Ermelinda? Temendo che la passione non lo portasse a qualche atto men che decoroso, men che dicevole all'usata dignità, affrettossi a dar licenza a Lupo, il quale uscì immediatamente, fantasticando fra sè per indovinare la cagione di quel repentino mutamento, che non avea potuto a meno di notare sul volto e negli atti del grand'uomo.
      Nel poco tempo posto da Marco per rizzarsi a fin di chiuder l'uscio colla chiave, mille pensieri gli si affollarono alla mente: - Che forse Bice abbia levato il cuore da Ottorino, e sia contenta?... Oh! che vo io mai farneticando?... Sarà piuttosto per pregarmi che cessi dal contrariar quelle nozze, sarà... Mi desse almanco l'annunzio ch'ella è già sposa, che tutto è finito!... Sarebbe un tremendo annunzio, eppure sento che potrei sostenerlo.


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Marco Visconti - Storia del Trecento cavata dalle cronache di quel tempo e raccontata da Tommaso Grossi
di Tommaso Grossi
Vallardi Editore Milano
1958 pagine 484

   





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