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      La domanda era fatta in un tuono che non lasciava luogo a tentennare: l'interrogato, posta da banda ogni scusa, rispose netto: - Me l'ha data Lodrisio.
      - Se hai caro d'uscir vivo di qui, - replicava Marco, - dimmi che sorta di negozi ha colui col mio castellano.
      Ma l'altro, mezzo istupidito per la gran paura, guardava in faccia all'interrogante, con tanto d'occhi, senza risponder nulla.
      - Sai?, - seguitava Marco alzando sempre più la voce, - sai di che cosa voglia parlare il foglio che hai recato?
      Il corriere non capiva più nulla e seguitava a tacere.
      - Lo sai, manigoldo poltrone? - gridò furiosamente il signor del castello, scuotendolo forte per una spalla.
      - Misericordia! - rispose questi, come destandosi tutto spaventato, - io non so nulla; io non ho fatto che obbedire al mio padrone, che m'ha detto: "Porta questa lettera al Pelagrua"; e l'ho portata... Del resto, vi giuro in fede di cristiano, che non so niente: potreste darmi la morte, ch'io non so niente.
      - Ci riparleremo poi: intanto guardati dal metter piede fuor di questa camera.
      Ciò detto, Marco corse al quartier del castellano, bussò, e venuta una fante ad aprirgli, le disse che volea parlar subito alla moglie del Pelagrua.
      La fante senza conoscerlo, lo introdusse in un salotto, dove di lì a pochi momenti la donna del castellano venne a trovarlo con un bambino in braccio, tal quale era stata côlta in quel punto.
      - Dov'è vostro marito? - le domandò il Visconte, con voce cupa, al primo vederla comparire.
      Quella poveretta, spaventata dal trovarsi improvvisamente innanzi al suo signore, dal sentirsi fare quella domanda in quel modo, diede alcuni passi indietro, stringendosi al seno il figliuolino, e rispose balbettando: - È uscito stanotte, e non so dove sia ito.


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Marco Visconti - Storia del Trecento cavata dalle cronache di quel tempo e raccontata da Tommaso Grossi
di Tommaso Grossi
Vallardi Editore Milano
1958 pagine 484

   





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