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      - Leggete questa lettera, - le disse Marco presentandole il foglio di Lodrisio, - e rendetemi conto qui, subito, del mistero che c'è sotto.
      La donna scorse paurosamente coll'occhio su quella carta fatale; poi, cadendo in ginocchio innanzi a lui che gliel'avea porta, disse con un torrente di lagrime: - Oh! abbiate pietà di quello sciagurato di mio marito!
      - Via, dite, che significano queste parole? - l'interruppe Marco.
      - Sì, dirò tutto, tutto quello che so.
      - Levatevi e parlate.
      La povera spaventata surse in piedi, e tremando e singhiozzando cominciava: - Io gliel'avea detto tante volte, l'ho pregato, l'ho supplicato: il Signore m'è testimonio...
      - Domando di Bice! - proruppe Marco come ruggendo. - Ditemi che è di lei; è ella viva?
      - È viva, è qui da più d'un mese, - rispose la donna.
      - È viva? e qui? - ripetè il Visconte respirando.
      - Sì, - seguitava la castellana; - ieri prima che rabbuiasse ho veduto la sua ancella ad una finestra, d'onde suole farmi intender per cenni quel che accade, e quello che bisogna alla sua padrona; m'ha significato ch'ell'era tranquilla: la poveretta è malata da un pezzo.
      - Presto! menatemi da lei, ch'io voglio vederla subito, subito, vi dico!
      La donna depose il bambino fra le braccia della fantesca, e disse a Marco: - Venite con me. - S'avviò giù per una scaletta, volse a mancina sotto il portico, dal quale uscì in un cortile, che attraversò; si mise in un anditino lungo e oscuro; e dopo molti giri e rigiri, venne finalmente a sboccare in un altro cortiletto solitario, dove giunta, levando la mano verso alcune finestre in alto, ch'erano in una muraglia di contro, disse: - È là dentro in compagnia d'una giovane sua fidata, che fu condotta qui con lei.


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Marco Visconti - Storia del Trecento cavata dalle cronache di quel tempo e raccontata da Tommaso Grossi
di Tommaso Grossi
Vallardi Editore Milano
1958 pagine 484

   





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