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      Fu chiamato il Conte, il quale entrò con un'aria tra il commosso e lo spaventato. Ma quando vide la figlia tanto smagrita, così svenuta, staccare un braccio dal collo della madre, e stenderlo amorosamente verso di lui, la codardia fu vinta dalla pietà, nè gli rimase più altro affetto fuor quello di padre. Corse a lei, ed abbracciandole il capo, le disse tutto intenerito: - Tu stai male, figlia mia.
      - Oh! no, ora che sono co' miei cari parenti sto bene, sto troppo bene... Ma, e Ottorino?...
      Il Conte strinse le labbra, come chi inghiotta una medicina amara, e per quanto si facesse forza non potè a meno di lasciarsi scappare queste parole:
      - Oh! per l'amor di Dio! chi vai tu a nominare adesso! in questo luogo!
      - Non è egli il mio sposo? - rispose la fanciulla con un atto che sapeva pure d'un certo qual risentimento; quindi volgendosi con maggior tenerezza alla madre: - È egli vivo? posso io sperare di vederlo?
      - Oh! sì, il Signore ce l'avrà serbato, - disse Ermelinda. - A quel che mi disse la castellana, egli debb'essere a Binasco; e lo stesso Marco è partito di qui per cercar di lui, per condurtelo tosto che l'abbia trovato.
      - Marco! - esclamarono ad una voce il padre e la figliuola, colpiti ambedue da una diversa maraviglia, da un diverso terrore.
      - Si, Marco Visconti, - ripete la donna: e qui si fece a narrare il colloquio ch'ella avea avuto seco la notte antecedente; disgravò il Visconte d'ogni enormità non sua; disse del profondo dolore di lui per quella parte di colpa che avea avuta nel principio; certificò la sua risoluzione di riparare colla propria vita, ove fosse stato d'uopo, ogni sconcio che n'era venuto in seguito; fece parola della cresciuta sua benevolenza verso Ottorino, nè peritossi pure di confessare l'amor di lui verso Bice, ora che quell'amore, purificato dai rimorsi e dal pentimento, erasi mutato in una carità ossequiosa ed espiatrice; infine parlò tanto a commendazione, non che a discolpa, di quell'uomo, che potè togliere ogni ombra di sospetto, ogni traccia di rancore dall'animo tanto del marito che della figlia.


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Marco Visconti - Storia del Trecento cavata dalle cronache di quel tempo e raccontata da Tommaso Grossi
di Tommaso Grossi
Vallardi Editore Milano
1958 pagine 484

   





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