Per le corti, pei portici in giro,
Per le logge nell'alto correnti,
Pur un'ombra non vedi; un respiro,
Un romor di pedate non senti,
Anco l'aria qui morta ti par.
Ma un lume languidoIn sulla sera
Fra gli archi pingesiD'una vetriera
In fondo ai portici,
Lontan, lontan.
Vien da una fiaccola,
La qual rischiaraD'illustre vergine
L'ignota bara,
Pei sotterraneiAccesa invan!
China, sul rigidoGuancial riposa
La faccia pallidaE rugiadosa,
In atto placido,
Quasi d'amor.
Pel collo eburneo,
Pel sen di neve,
Fino al pič stendesiLa chioma lieve,
Rendendo immagineD'un velo d'or.
A un riso etereoSchiusa č la bocca
Nascosta mammolaAncor non tocca
Il grembo roridoApre cosė.
L'occhio virgineoMezzo velato,
Come d'un angeloAddormentato,
Par che desideriAncora il dė.
Eletto spirito!
Se pur dal cieloAmando visiti
Il tuo bel velo,
. . . . . . .
. . . . . . .
. . . . . . .
. . . . . . .
. . . . . . .
. . . . . . .
. . . . . . .
Ma qual sorge in lontananzaMesto suon di sacre note,
Tremolante per le immoteAure, lungo il vasto pian?
Sempre, sempre pių s'avanza:
Cupo il ponte sonar sentiSotto i pič d'ignote genti:
Passan, passan; vanno e van.
Si rischiaran l'ombre intanto:
Ecco i frati in cappe nere,
Che in due lunghe uguali schiereLenti incedono del par:
Sei baroni in ricco ammantoSeguon sotto al sacro incarco
Del cadavere di Marco
Tutto chiuso nell'acciar.
Nella stessa oscura cella -
Entro un sol letto di morteLa pių bella - ed il pių forte
Poser taciti a giacer.
Lampeggiar parve d'un riso -
Al levar della celataPresso il viso - dell'amata
Il sembiante del guerrier.
| |
Marco
|