Grandi scoperte egli ha fatto con minimi mezzi ed in tutte le branche della chimica. Egli fu perseverante nel lavoro scientifico sino a non temere la miseria.
Per la modestia, pel lavoro fatto unicamente a scopo scientifico, e per le conseguenze di questo, si può confrontare con Avogadro; per quanto il primo fosse uno sperimentatore ed il secondo un teorico. Egli mai ha avuto l'avidità di predominio sui chimici suoi contemporanei.
Si potrebbe dire di Scheele ciò che fu detto recentemente di Curie; l'alta idea che egli aveva della pubblicazione scientifica, ed il suo assoluto disinteresse, hanno fatto sì che egli scrivesse poco. Questa parsimonia nello scrivere, nel pubblicare, è un esempio lodevolissimo.
Scheele, come chimico, nel secolo XVIII non può essere comparato che a Priestley ed a Lavoisier; ma per il numero e l'importanza dei nuovi corpi e dei nuovi fatti scoperti supera tutti. E giustamente il naturalista svedese Nordenskjöld, discorrendo delle numerose ed importanti lettere dello Scheele, scrive:
Queste lettere - ed è ciò che apprezzo maggiormente - lasciano scorgere il lavorìo del pensiero in quest'uomo di genio, dalla tempra così originale, che, pel numero e per l'importanza delle sue scoperte, non ha eguali fra gli sperimentatori di ogni tempo e di ogni paese
(1).
È da lungo tempo che io pensavo di scrivere intorno a Scheele. Ne sento tanto più il dovere come italiano perchè, come dissi, in Italia quasi nulla si è scritto su questo chimico e quel poco che abbiamo è stato tolto da biografie o Trattati francesi scritti in tempi in cui mancavano molte notizie che oggi conosciamo, grazie alla pubblicazione di molte lettere ed altri documenti inediti.
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