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      L'aria è di più unita ad un altro corpo cui somiglia per la sua elasticità, ma che ne differisce per molte sue proprietà. Il professore Bergman lo nomina con ragione: acido aereo. Esso deve la sua esistenza ai corpi organizzati distrutti dalla putrefazione o dalla combustione
      .
      Espone le sue numerose esperienze che dimostrano essere l'aria composta da due specie di fluidi elastici (V. sopra). Indica tutti i mezzi che a lui hanno servito per separare l'aria del fuoco (ossigeno) dall'aria corrotta (azoto): con il biossido d'azoto (aria nitrosa), o l'idrato ferroso ottenuto mescolando il vetriolo verde con potassa caustica, ecc., si assorbe sempre 1/4 a 1/5 del volume dell'aria. Egli brucia in un determinato volume di aria del fosforo o dell'idrogeno e trova che il volume diminuisce ancora di 1/4 o di 1/5. Nota invece che bruciandovi una candela, o dell'alcol o del carbone, il volume diminuisce pochissimo, ma agitando l'aria così trattata con del latte di calce diminuisce di volume e una candela può di nuovo bruciarvi benchè per poco tempo. Dimostra che l'aria che rimane dopo diminuito il volume non mantiene più la combustione nè la respirazione.
      Anche in un'altra Memoria (Expériences sur la quantité d'air pur qui se trouve dans notre atmosphère in Mém. de l'Acad. de Stockholm, 1779, e in Mém. de Chim., t. II, pag. 1; e Fernere Versuche über Luft, Feuer und Wasser in Cr. A., 1785, t. I, e Opusc., t. I, pag. 177, e Chem. Werke, t. I, pag. 245) conferma che veramente l'aria atmosferica contiene circa 1/5 in volume di aria del fuoco ed adopera per queste esperienze l'apparecchietto rappresentato dalla figura 3.


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Biografia di Carlo Guglielmo Scheele
di Icilio Guareschi
Utet Torino
1912 pagine 81

   





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