Pure assai interessanti sono le sue ricerche sull'oro fulminante, esposte nel § LXXXII del suo Trattato dell'aria e del fuoco.
L'oro fulminante fu ottenuto da Scheele nel 1774 (Mém. Acad. de Stockholm), sciogliendo l'oro nell'acqua regia e precipitando con ammoniaca.
Egli appena scoperto l'oro fulminante ammise che si sarebbe potuto ottenere un oro fulminante anche senza ammoniaca e fece l'esperienza seguente: scaldò a bagno di sabbia della calce d'oro con della polvere di carbone e subito notò riduzione dell'oro metallico e viva combustione del carbone (in una nota di Morveau negli Opuscules chym. et phys. di Bergman , t. II, pag. 167).
Secondo alcuni, Scheele nel 1768 avrebbe ottenuto l'acido nitrosolforico (cristalli delle camere di piombo) per l'azione dell'acido nitroso (vapori) sull'acido solforico concentrato:
SO4H2 + NO2H = H2O + SO2-OH-NO2
(Partheil, Lehrb. d. Pharm. Chem., pag. 177).
Riconobbe che il così detto sale microcosmico era un fosfato di ammonio e di sodio.
Diede un nuovo metodo per preparare il calomelano; cioè il così detto calomelano per precipitazione, che otteneva precipitando la soluzione del nitrato mercuroso con soluzione di cloruro di sodio: De novo methodo mercuriuni dolcem parandi (Nova Acta Ac. reg. Suec., 1778, t. II, pag. 80); ossia: Procédé pour obtenir le muriate mercuriale doux par la voie humide (Mém. de Scheele, t. I, pag. 221). Egli osserva che il cloruro di sodio e il cloruro di ammonio sciolgono facilmente il cloruro mercurico. È un'osservazione utilizzata ancora ora (loco cit., pag.
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