Da questi grandi l'Europa ha imparato molto. Se io potessi qui dare, ad esempio, un quadro complessivo dell'opera scientifica di Alfonso Borelli, voi vedreste subito che si ha dinanzi una figura colossale, somigliante molto a quella di Leonardo da Vinci, per l'universalità e la profondità del sapere. Se si guardi bene dunque è in questo grande periodo storico, tanto calunniato, che si gettano le fondamenta delle più grandi scoperte in quasi tutte le scienze.
E notate bene, gli scienziati di quel tempo, veri titani del pensiero, lavoravano in mezzo alle difficoltà più gravi, sempre nei sospetti dell'Inquisizione, circondati dalle più strane superstizioni. Gli effetti del Concilio di Trento si facevano sentire molto bene ancora alla fine del Seicento, come potrei dimostrare colla corrispondenza del Viviani.
Per quanto le scienze trovassero innumerevoli ostacoli pure si sviluppavano in questo tempo con una rapidità e con una abbondanza che reca la più grande meraviglia. Certo se noi confrontiamo quel secolo coll'attuale di sconfinata libertà, troviamo una differenza enorme. Le scienze sperimentali e filosofiche erano ancora soggette come ai tempi di Galileo alla più severa sorveglianza del Santo Uffizio, atta ad intimidire anche gli spiriti più forti.
Ancora nel 1693, cioè quarant'anni dopo la morte di Galileo, ecco quanto scriveva il Baldigiani al Viviani(13): "Tutta Roma sta in arme contro i matematici e fisico-matematici. Si sono fatte e si fanno congregazioni straordinarie dei cardinali del Santo Uffizio, e avanti al Papa, e si parla di fare proibizioni generali di tutti gli autori di fisiche moderne, e se ne fanno liste lunghissime, e tra essi si mette in capite il Galileo, il Gassendi e il Cartesio come perniciosissimi alla repubblica letteraria e alla sincerità della religione".
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