E il 14 marzo pure del 1693 Alessandro Aldobrandini scriveva al Viviani: "Qui vi sono nuove cattivissime per la repubblica letteraria. Si tratta di proibire quaranta autori dei migliori, che trattano delle scienze moderne, e fra questi il nostro povero Galileo, e a questi giorni appunto il medico Malpighi me ne diede un poco di conferma. Il cardinale Bittré solo sostiene la causa di questi poveri galantuomini contro la piena di tutti gli altri".
Eppure in mezzo a tutta questa repressione e schiavitù chiesastica e monarchica la scienza si svolgeva e progrediva trionfante, sia pel coraggio di coloro che la professavano, sia perchè l'ignoranza della gran massa del sacerdozio non capiva la portata dei nuovi veri che si scoprivano da Malpighi, da Stenone, e poi da Morgagni, da Spallanzani, da Fontana e da tanti altri. Non potevano allora intendere che degli studi apparentemente innocui, quali l'anatomia, la geologia, la chimica, la fisica, la fisiologia, ecc., avrebbero lentamente condotto al positivismo del secolo XVIII ed a quello moderno.
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Ed ora diciamo brevemente dello stato specialmente della Chimica.
L'Italia nella storia della Chimica applicata ha un glorioso passato. Nei secoli nei quali la Chimica scientifica non esisteva, cioè prima del XVIII secolo, la Chimica tecnica era coltivata con molto onore in Italia. Noi non possiamo dimenticare qui, oltre alle opere molto antiche, come il Compositiones ad tingenda, ecc.(14), l'Eraclius ed altre opere importantissime, che interessano la storia della tecnica dell'arte, quali il MS. Padovano, il MS. Volpato, l'opera del Panciroli, del Baldinucci, ecc., dei quali ho trattato a lungo nell'opera mia Sui colori degli antichi(15).
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