P. Maria Canepari, De atramentis cujuscumque generis, Venezia 1619, per la chimica minerale, gli inchiostri, ecc., e del quale dovrò occuparmi.
D. Guglielmini, Riflessioni filosofiche dedotte dalle Figure de' Sali, Bonon. 1688, poi Padova 1707; per la cristallografia, le soluzioni, ecc.
G. B. Porta, De distillatione, ecc., lib. IX, Romae 1608.
E altri che non nomino.
Al tempo del Guglielmini, e può dirsi dal 1650 al 1740, l'Austria, la Spagna, il Portogallo, la Russia ed altri paesi d'Europa non avevano nessun cultore della chimica che meriti di essere ricordato. In Italia era pure poco coltivata; però vi erano due buone correnti, ma non ebbero seguito: quella di Guglielmini, che studiava i sali e contribuiva a gettare le basi della cristallografia, e l'altra di L. M. Barbieri da Imola, seguace di Mayow, che avrebbe condotto alla scoperta dell'ossigeno e quindi alla teoria di Lavoisier. Ma quei due uomini non ebbero fortuna: la chimica seguì un'altra via, la via di Becher e di Stahl, che condusse alla teoria del flogisto, bella senza dubbio ed anzi fu la prima teoria che raggruppasse tutti i fenomeni chimici allora conosciuti; era la chimica sperimentale empirica che si avanzava con Glauber, Kunckel e poi Pott, Marggraf ed infine con Black, Cavendish, Bergman, Scheele e Priestley, e condusse così dopo un secolo al principe dei chimici, a Lavoisier.
Se poco florido era lo stato della chimica in Italia ai tempi di Guglielmini, era forse tanto più florido in altri paesi, come a cagione di esempio, in Francia?
| |
Maria Canepari Venezia Guglielmini Riflessioni Figure Sali Bonon Padova Porta Romae Guglielmini Austria Spagna Portogallo Russia Europa Italia Guglielmini Barbieri Imola Mayow Lavoisier Becher Stahl Glauber Kunckel Pott Marggraf Black Cavendish Bergman Scheele Priestley Lavoisier Italia Guglielmini Francia
|