A pag. 77, nel cap. De la Cristallisation ou Coagulation, incomincia:
Les cristallisations sont curieuses et très-différentes les unes des autres, comme on le remarquera dans les opérations; il y en a de singuliers: le Quinquina forme des ronds et des demi-ronds; l'Encens forme des lignes en pyramides; le Berberis se crystallise en lames polies
, ecc., ecc.
E così continua su questo tono ridicolo di considerare il corno di cervo cristallizzato en bremeboges, ecc. E siamo nel 1745!
Il chimico allora non attribuiva nessuna importanza ai cristalli ed ai sali.
A cagion d'esempio, il Boerhaave nel suo, sotto altri riguardi, bellissimo libro: Éléments de Chymique, Paris 1752 (stampato cioè 64 anni dopo l'opera del Guglielmini!), non discorre affatto della forma cristallizzata dei sali nel capitolo 590, ove appunto tratta della cristallizzazione. A pagina 51 ne fa appena cenno, dicendo che il salgemma, il sal di tartaro e il sal marino sono della stessa natura e si coagulano in cristalli cubici, parallelepipedi o piramidali (22). Cristallizzazione e coagulazione avevano allora il medesimo significato.
Anche in questo secolo, purtroppo, si nota in Italia una enorme sproporzione fra i cultori della chimica ed i grandi iniziatori e sperimentatori nelle altre scienze. Se si eccettuino il Guglielmini, L. M. Barbieri e qualche altro, nessun chimico italiano, nella seconda metà del 600, può esser messo alla pari con uno dei tanti fisici, matematici, anatomici e naturalisti che ha avuto allora il nostro paese.
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