Il Guglielmini dichiarò che i cristalli non sono semplici giuochi della natura, come da tutti si ammetteva, ma erano l'effetto di forze molecolari, con leggi invariabili e costanti. Egli riconobbe che i cristalli di una stessa sostanza, prodottisi nelle stesse circostanze, sono poliedri simili. Egli già conosceva e dimostrava che ciascun cristallo è un aggregato di corpuscoli minutissimi, ossia di molecole che hanno la stessa forma del cristallo; già aveva preveduto che una stessa sostanza non può assumere tutte le forme immaginabili e che tutte quelle invece che essa realmente riveste, debbono derivare da un'unica prima forma delle molecole, e supponeva anzi che la forma di queste dovesse essere quella stessa dei solidi, i quali si ottengono dalla sfaldatura dei cristalli. Queste idee bastano per far vedere quanta fosse in Guglielmini perspicacia e quanto egli abbia superati i filosofi del suo tempo nella vastità ed esattezza delle cognizioni, sulla natura dei cristalli. In tal modo Quintino Sella sino dal 1856 riassumeva brevemente questi lavori del Guglielmini(44).
Per dare un'idea della importanza di questi lavori, riprodurrò alcuni brani della famosa Memoria del 1688. A pag. 17 scrive:
Stabile nulladimeno, purchè vi sia principio di cristallizzazione, è sempre l'inclinazione dei piani e degli angoli, dalla quale nei cristalli non assai perfetti, ben si conosce dove avrebbero a terminarsi, dipendendo da essa necessariamente la determinazione della figura, e si riscontra in ciò l'intenzione della Natura, e la propensione della Materia, che si indirizza per quanto può nella sua figura connaturale.
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