Poi fa osservare che i sali, anche quando sono mescolati con materie estranee, cioè sono impuri, cristallizzano ugualmente nella stessa forma.
I sali contenenti dell'acqua, quando hanno perduta questa, dànno una massa informe, come il vetriolo e l'allume calcinati.
Egli fa anche numerose osservazioni al microscopio e trova sempre la stessa forma cristallina per ogni minima particella di un determinato sale.
È forse la prima volta che in una Memoria di chimica si accenna alla forma fondamentale tetraedrica. Distingue inoltre i sali primigenii e non primigenii o derivati.
Fa vedere gli errori in cui può incorrere l'osservatore, a seconda del modo e della posizione di esaminare i cristalli (cap. XXIII, Memoria 1705).
Di grande importanza sono, a mio parere, le ultime parole colle quali il Guglielmini termina la sua classica Memoria del 1688 (badiamo appunto che siamo nel 1688). Egli dice:
Resterebbero da sciogliersi alcuni problemi circa la natura et operazioni di sali, come a dire, onde nasca, che sciolti nell'istessa acqua diversi sali, alcuni si cristallizzino separati dagli altri, ed alcuni insieme si uniscano: Perchè l'acqua, disciolto un sale, s'imbeva di un altro, e dopo questo d'un altro sino a saziarsi di tutti: In che consistano i tre stati diversi del sale di fissazione, volatilità, e fusione: Che differenza vi sia tra l'acido e l'alcali, e se questo debba connumerarsi fra i sali: et altri simili
, ecc. ecc.
Questi sono tanti problemi giudiziosamente posti, che furono poi in gran parte risolti nei tempi moderni.
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