L'idea del piccolo, l'idea delle minime particelle si faceva strada, all'opposto del grande, della immensa grandezza e distanza degli astri; il microscopio nelle mani di Malpighi ha fatto per l'infinitamente piccolo della materia lo stesso effetto che il telescopio nelle mani di Galileo, e noi non dobbiamo dimenticare che il Guglielmini era appunto allievo del grande fisiologo ed istologo bolognese e di Geminiano Montanari.
Queste due idee caratterizzano il secolo XVII. Sono due idee nuove, che si contrappongono: da un lato lavorano Malpighi, Guglielmini, Leeuwenhoek e Swammerdam, dall'altro Galileo, Borelli, Cassini e Newton.
Le particelle piccolissime, anche supposte indivisibili, preoccupano la mente dei maggiori uomini del tempo. Questa idea profonda scaturisce già dal pensiero di Giordano Bruno, di Sebastiano Basso, di Gassendi; gli atomi di Epicuro per mezzo di Lucrezio fanno la loro apparizione.
Ed è precisamente in questo momento, io osservo, che Alessandro Marchetti, colto matematico e scrittore di poesie, ci dà la prima traduzione dell'immortale opera di Lucrezio: De rerum naturae; in cui si dichiara e si sviluppa la filosofia atomistica di Leucippo, Democrito ed Epicuro(46).
Il grandioso concetto atomistico rimane come assopito fino al 1738, quando Daniele Bernoulli scrive quelle poche, ma magnifiche pagine della Hydrodinamica, che sono il fondamento della teoria cinetica dei gas; poi non risorge più che con Dalton e Avogadro, e costituisce allora la teoria atomico-molecolare moderna.
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