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      Il Lemery, ad esempio, nel suo Cours de Chymie, 1675, ed anche nell'edizione del 1757, scriveva:
      Si vous faites crystalliser une mesme espèce de matière que vous aurez dissoute en divers vaisseaux par l'esprit de sel, par l'esprit du nitre, par l'esprit de vitriol, par l'esprit d'alum et par le vinaigre, vous remarquerez autant d'espèces de crystaux en figure, qu'il y a en de dissolutions différentes; les cristaux faits par la vinaigre seront plus aigus, que ceux qui auront restés préparés par l'esprit de nitre; ceux de l'esprit de nitre seront plus aigus que ceux de l'esprit de vitriol, ceux de l'esprit de vitriol seront plus aigus que ceux de l'esprit d'alum, mais de tous ces crystaux, il n'y en aura point de plus grossier que ceux qui auront été préparés par l'esprit de sel
      .
      Ugualmente erronee e confuse si dimostravano le idee di Homberg (1702) a proposito della cristallizzazione dei sali. Ed erano dei chimici di professione!
      Il chimico allora non attribuiva nessuna importanza ai cristalli dei sali.
      A cagion di esempio, il Boerhaave, nel suo bellissimo libro: Éléments de Chymie, Paris, ed. 1752, non discorre affatto della forma cristallizzata dei sali nel capitolo 590, ove appunto tratta della cristallizzazione. A pagina 51 ne fa appena cenno, dicendo che il salgemma, il sal di tartaro e il sal marino sono della stessa natura e si coagulano in cristalli cubici, parellelepipedi o piramidali. Cristallizzazione e coagulazione avevano allora il medesimo significato.
      Delle idee addirittura assurde si trovano esposte, riguardo la cristallizzazione, in molti libri di chimica che erano in voga ancora alla prima metà del secolo XVIII. Basta, ad esempio, leggere il capitolo De la crystallisation ou coagulation nella Chymie hydraulique del conte De La Garaye, Paris 1776, pag.


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Domenico Guglielmini e la sua opera scientifica
di Icilio Guareschi
Utet Torino
1914 pagine 188

   





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