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      [Plato in Timeo.]
     
      Non v'è ignoto, o Signori, essere il Sale vna certa sostanza, che quasi in tutti i misti dispersa si troua; cosa, che hà data occasione a Chimici di riporlo nel numero de' loro principj assegnandolo per cagione della solidità, peso, e durazione delle cose, oltre altri effetti di minore considerazione, che gli vengono attribuiti. Estraesi questo da misti alle volte col mezzo del fuoco, e violento; alle volte col semplice calore del Sole, ed alcuna altra da se stesso si separa: Così sappiamo nella sommità di certe canne dell'India congelarsi il Zuccaro chiamato dagli Antichi Sal Indum, i quali erano priui del nostro vsuale, che dal succo delle medesime canne in maggior abbondanza si ritrae; & il Salnitro si troua senz'arte vmana fiorito in molte muraglie, che riguardano al Settentrione, e sù le terre, che ne sono feconde. Col solo calore del Sole si caua dall'acque del Mare il Sal commune, che marino si chiama; e dell'istessa, ò poco differente natura, se ne anno miniere in Germania, e in molti altri luoghi, che perciò Fossile vien chiamato, ed a riguardo della di lui chiarezza Sal Gemma.
      Quando il Sale non è così sciolto dalla mistura dell'altre parti di differente natura, che da stesso si separi, ò pure dall'efficacia degli agenti esteriori naturali (siansi questi ò il Sole, ò altro) non ne sia cauato fuori, fà di mestieri coll'aiuto del fuoco così scomporre la testura de' misti, che ogni parte, che li compone resti separata dall'altre. Ciò ottiensi in due maniere, ò per incenerazione, cioè riducendo in cenere il misto, come si pratica ne' vegetabili, ed animali; ò per calcinazione riducendolo in calce, come accade ne' Sassi, e Minerali, eccettoche ne' Metalli, i quali per auer vnite troppo strettamente frà di se le loro parti componenti, si fondono bensì a forza di fuoco, mà non si calcinano; ond'è, che i Chimici per anco sudano, mà indarno, attorno le loro fornaci per separarle, sperando da ciò dipenda il loro tanto desiderato Lapis Phylosophorum.


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Domenico Guglielmini e la sua opera scientifica
di Icilio Guareschi
Utet Torino
1914 pagine 188

   





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