Ma affinchè io non sembri edificare sopra sole ipotesi, è d'uopo valermi di ciò che fu ben determinato nelle Osservazioni filosofiche e che vuolsi ora più ampiamente spiegare, a seconda che la cosa lo richiederà; per siffatto modo la fatta analisi proietterà luce sulla sintesi attuale, e la sintesi attuale sull'analisi precedente, vicendevolmente.
I. Che cosa sia il sale lo si sa più facilmente di quanto si possa esprimerne la natura con una buona definizione, e coloro che vi si provarono, la maggior parte la desunsero non dalle viscere stesse della cosa, ma da qualche sua proprietà, come il più delle volte avviene, o dal suo presunto modo di generazione; quindi alcuni dalla sua solubilità nell'acqua, altri dal suo sapore per sè stesso, altri dall'una e dall'altra cosa congiuntamente, altri dal modo onde credesi che si produca attinsero la sua- cosidetta differenza specifica. I mineralogisti posero anche i sali, quali essi siano, fra gli umori concreti, quasi ne riconoscessero la genesi dall'acqua condensata in corpo solido. I chimici vogliono che il sale sia uno dei principii attivi, più saldo tuttavia e più pesante degli altri; e gli Aristotelici che esso sia terra riarsa, mescolata strettamente con acqua. Auctor Burgundicae lo definisce un corpo duro solubile nell'acqua. Il Le Grand pensa che le particelle ricurve di acqua, le cui superfici variamente intrecciate sono fornite di meati inaccessibili alla materia sottile, costituiscano i sali. Il Clerici chiamò sale qualunque fossile in cui si riscontri un sapore salso ed acre; il Lancillotti dice sale, in chimica fisica, il corpo fornito di punti e di punte, siano questi o fluidi o rigidi; e testè il Lemery, allontanandosi di poco dal Lancillotti, definì il sale come un corpuscolo terminante sempre in un punto acuto, sommamente divisibile per il moto.
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