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      Questo è consueto nel vetriolo del rame(60), i cui angoli quasi sempre troncati nei cristalli maggiori, presentano una figura diversa dal parallelepipedo romboideo; ma, ove si immaginino allungati i piani reciprocamente paralleli, che mancano raramente, questo si svilupperà, e con esso il numero degli angoli, e la quantità che sono proprii della figura primigenia del vetriolo. Peraltro, nella soluzione del medesimo sale e nei cristalli osservati col microscopio, si avvertano le debite configurazioni, non manchevoli di nessuna loro parte. Per la perfetta determinazione della figura in qualsiasi sale, vuolsi piuttosto guardare l'inclinazione reciproca dei piani che il numero degli angoli, e nel discernere i piani che spettano alla figura è d'uopo di una certa accortezza, non presumibile se non nel geometra.
      XXV. Ma vi ha negli schemi dei cristalli anche una terza causa di aberrazione, vale a dire l'aggiunta o l'esuberanza in qualche parte, la quale risulta eziandio dal caso. Di qui è che, siccome il quadrato si risolve facilmente in un rettangolo, qualora cioè si accresca più verso una parte che verso l'altra, avviene spessissimo che la figura cubica del sale muriatico si trasformi in un parallelepipedo retto, senza la debita uguaglianza dei lati, come si osserva frequentemente nel sal di gemma(61), del cui ineguale accrescimento, come possono essere varie le cause efficienti, così non vi ha altra causa formale che l'ineguale accrescimento dei cubi salini piuttosto verso l'una che l'altra linea.


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Domenico Guglielmini e la sua opera scientifica
di Icilio Guareschi
Utet Torino
1914 pagine 188