CXXXI. A chi vada esaminando tutte le cose predette e paragonandole a vicenda, riesce facile il concludere, nulla potersi rinvenire nel cubo del sale muriatico che abbia dell'acuto o dell'ottuso, e tutto esservi circoscritto da limiti retti; mentre al contrario, nel parallelepipedo del vetriolo, nulla ritrovarsi che mostri dirittura ma solo acutezza, o ottusità; nel prisma del nitro frammischiarsi al retto l'acuto ma rimuoversi qualsiasi ottusità, e finalmente nell'ottaedro o piramide dell'allume conciliarsi insieme e l'acuto e il retto e l'ottuso. Che se noi paragoniamo queste cose ai fenomeni dei sali predetti, relativi al sapore, osservando che nel sale muriatico non si ritrova nè acidità, nè dolcezza ma sola salsedine, sembra tosto essere conforme alla ragione se noi stabiliamo come causa della salsedine la dirittura degli angoli; e poiché, all'opposto, nel vetriolo non si avverte nessuna salsedine ma solo dell'acidità mista a una certa dolcezza, e nel suo schema nulla si contiene che abbia del retto, ognuno a buon diritto giudicherà che la radice dell'acidità si fonda negli angoli acuti, e della dolcezza forse negli ottusi; il che viene confermato da ciò, che il sapore del nitro risulta dall'acido e dal salso, perchè cioè gli angoli e retti e acuti si trovano associati nel medesimo schema, e finalmente perchè l'acidità nell'allume si sente combinata ad una certa dolcezza e a una non so quale salsedine col prevalere delle inclinazioni acute, non però rimosse per questo le ottuse e le rette; dalle quali cose si rende probabile che, ove si abbia un qualche sale risultante di soli angoli acuti, come sarebbe dire risultante di una figura tetraedrica, sarebbe sensibile la sola acidità, spoglia di ogni dolcezza e acidità simultanea.
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