Sostiene che ogni sale ha la sua forma propria e non la cambia mai, che il salnitro non prende mai la forma dell'ottaedro o quella del cubo, che l'allume non prende mai quella del parallelepipedo o quella del prisma, ecc. Come si vede, il significato delle superfici secondarie di una forma non è stato afferrato bene, altrimenti Guglielmini avrebbe trovato il cubo non solo nel salgemma, ma anche nell'allume, nelle cui combinazioni entra spesso; la differenza costante di forma fra l'allume ed il salnitro può averlo spinto a disconoscere in altri sali diversi una possibile comunità di forme e così da una parte la costanza degli angoli fu maggiormente sostenuta e riconosciuta, ma mancava ancora l'idea di una certa relazione fra le diverse forme.
Egli ritiene che i suddetti sali siano i primitivi e che la loro composizione, coll'aiuto di numerosissimi agenti, produca altre formazioni secondarie di sali. Egli osservava la modificazione della forma delle superfici senza la modificazione degli angoli, come, per es., nel salgemma, delle superfici quadrate divenivano rettangolari coll'aggiunta irregolare di piccole molecole a cubi; come le superfici dell'ottaedro dell'allume si tagliavano talvolta non in un angolo ma in un canto, e fa osservare che nonostante le numerose modificazioni che si presentano si può riconoscere la forma principale se si rappresentano le superfici in questione come estese e portate a tagliarsi reciprocamente. Diverse osservazioni sulla formazione dei cristalli dallo stato liquido colla sublimazione e la precipitazione dimostrano in lui l'osservatore diligente ed intelligente, il quale ha anche riconosciuto il valore dello studio dei cristalli come pochi studiosi prima di lui.
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Guglielmini
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