Nell'anno 1688 questo soggetto fu ripreso sistematicamente da Guglielmini, ed in due Memorie pubblicate, l'una nel 1688 e l'altra nel 1705, egli allargò le conclusioni di Steno riguardo alla costanza degli angoli cristallini, nel caso del cristallo di rocca, facendone una legge generale della natura. Inoltre, egli cominciò a considerare la struttura interna dei cristalli e, come Hooke, prese per base l'allume e ritenne che le minime particelle possedevano facce piane, ed erano, in fondo, dei cristalli in miniatura. Egli affermò ancora la costanza delle direzioni di clivaggio o sfaldatura, dimodochè al Guglielmini spetta la gloria di aver scoperto i principî fondamentali della cristallografia in un'epoca in cui i metodi sperimentali di investigazione cristallografica erano praticamente nulli.
Il fatto che la calcite presenta una sfaldatura piana perfetta era già stato osservato da Erasmus Bartolinus nel 1670, e nei suoi Experimenta Crystalli Islandici egli dà un resoconto interessantissimo della grande scoperta di enormi cristalli chiari di calcite, che era stata fatta proprio allora a Eskifjördhr in Islanda, descrivendo minutamente tanto la loro sfaldatura piana, quanto la loro forte doppia rifrazione. Huygens nel 1690 continuò queste osservazioni, esaminando ancora più da vicino alcuni di questi cristalli di calcite, e come risultato dei suoi studi egli elaborò le sue leggi della doppia rifrazione.
Allora seguì un secolo che non fece fare quasi nessun passo verso la vera conoscenza dei cristalli.
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