Circa 20-25 degli attuali elementi ora conosciuti furono scoperti da chimici svedesi".
Quando Berzelius incominciò i suoi studi, verso il 1796-98, il mondo chimico era ancor pieno dei nomi celebri di Scheele e di Bergman, le cui opere erano tradotte in tutte le lingue. Scheele fece un numero immenso di scoperte che interessano la chimica minerale (cloro, barite, permanganato potassico, acido solfidrico, idrogeno arsenicale, gli acidi arsenico, molibdico, tunstico, fluoridrico, ecc.), la chimica organica (i principali e più importanti acidi organici), la zoochimica (l'acido urico, ecc.); scoprì l'ossigeno o aria del fuoco nel 1771, prima ancora di Priestley; Bergman, oltre allo studio dell'acido aereo o carbonico, ci lasciò un numero infinito di ricerche sull'analisi minerale, sui precipitati metallici, sull'acido dello zucchero o acido ossalico, sullo zinco, sull'acciaio, ecc. ecc., ma sovratutto della massima importanza furono le sue ricerche sulle affinità. Nel mio lavoro: La Chimica in Italia dal 1750 al 1800, parte II, pag. 177, a proposito della teoria dell'affinità di Bergman, io scrivevo:
Ma queste pubblicazioni, fatte prima di quelle di Bergman, se si eccettuino quelle di Geoffroy, hanno ben poco valore scientifico e non attirarono l'attenzione dei chimici. Le idee di Geoffroy furono meglio maturate dal Bergman, il quale trattò la questione con mano maestra, e fu il primo a dare, nel 1775, una teoria completa delle affinità, ossia delle reazioni chimiche. Come Geoffroy, egli considerò le affinità nel senso che si esercitassero in modo che un corpo avesse preferenza per un altro dato corpo, ossia che un corpo, la cui affinità per un altro è più grande, fosse capace di toglierlo a qualunque altro corpo, la cui affinità fosse minore, e rendesse affatto libero questo terzo corpo.
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