(3a serie), 1849, t. XIV, pag. 598.
Bene fece, scrive il Poggendorff, l'Accademia di Stockholm a decidere di lasciar vuoto per tre anni, in segno di lutto, il posto che era con tanto onore stato occupato dal Berzelius.
Poco dopo la morte del Berzelius si sono scritte le parole seguenti in un giornale italiano(61): "Modesto, sobrio, leale, morì nel 1° agosto 1848 (7 agosto) colla tranquillità del giusto; non insuperbito dall'ingegno, dal sapere, dalle onorificenze, e si piegò sempre al rispetto ed alla venerazione dell'Eterno Creatore", ecc. Ciò è vero in gran parte, ma non in tutto. Come uomo ha avuto qualche difetto grave. Egli fu ingiusto verso alcuni giovani chimici. Era uomo anch'egli e non era infallibile.
Humboldt, nella sua corrispondenza con Arago, ricorda una visita di Berzelius e Hisinger ai suoi allievi Mitscherlich, H. e G. Rose e Wöhler a Berlino nel 1821. Lo descrive come molto ingrassato e manierato e come un adoratore del re Oscar di Svezia(62). Lo descrive come molto vanitoso; in una lettera del 28 giugno 1845 dice: "Berzelius a dîné hier à Sans-Souci, bien moussade comme toujours, bien baron, une voye lactèe de crachats aux deux hémisphères..... Le grand chimiste est encore injustement et hautement haineux contre Dumas, Liebig et Faraday.....". Ma bisogna anche dire il vero che in questa corrispondenza tra Humboldt ed Arago si tagliano bene i panni a non pochi scienziati.
Il Berzelius era talora troppo vivace nella critica, anche nei suoi Jahresberichte, che dal 1822 al 1848 era la pubblicazione più importante sulla chimica e che era letta avidamente da tutti i chimici.
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