L'attività, il lavoro, la semplicità della vita, l'indifferenza per tutto ciò che è vanità moderna voi la trovate in molti grandi uomini. Scienziati disinteressati, idealisti nel più elevato significato, il secolo XIX ne ha prodotti molti e basterebbe ricordare: Volta, Avogadro, Melloni, Kant, Faraday, Dalton, Berzelius, Humboldt, Helmholtz, J. Rob. Mayer, Cauchy, Laurent, Gerhardt, Galileo Ferraris, G. Schiaparelli ed altri, dei quali il pensiero umano si onora. Ecco la vera grande molla che dovrebbe innalzare l'umanità: il disinteresse, e anche più: l'altruismo. Il secolo XIX giustamente può dirsi il secolo della scienza e della patria; ma temo assai che la fine del XIX(110) ed il secolo XX siano essenzialmente i periodi del commercio, dell'industria e del lauto vivere.
A che la Fisica, la Chimica e tutte le altre scienze sperimentali, ove non tendessero ad avvantaggiare la parte più importante dell'economia politica, la creazione delle ricchezze?
. Così parlava il presidente Borromeo nell'inaugurare il VI Congresso degli scienziati italiani in Milano il 12 settembre 1844.
La ricchezza..... ecco il faro, ecco l'ideale..... Ma questo dev'essere l'ideale delle scienze? Questo solo? No; il Borromeo poco prima aveva detto che "gli scienziati hanno la non men nobile missione di promuovere ogni miglior vantaggio materiale e morale dei popoli, spargere lumi e sani principii anche nelle classi più umili della società, ingentilirne i costumi, nobilitarne le tendenze, calmarne le passioni".
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