L'idea che tutte le basi salificabili fossero ossidi metallici, mi colpì dapprima ed io non dubitai di venire fra poco a sapere che Davy avesse metallizzato anche le terre e l'ammoniaca. Ripetei tuttavia con Pontin, medico del re, le esperienze di Davy, ma non avendo che una debolissima pila voltaica, tentammo, per mezzo di un conduttore metallico, fissato al polo negativo e immerso nel mercurio, di raccogliere la piccola quantità di base metallica che pareva si formasse. Il potassio si depositò facilmente e il piccolo globulo di mercurio si ridusse in un'amalgama fissa. Ripetemmo la stessa esperienza con ammoniaca, che si decompose più facilmente ancora. Il mercurio, attaccato all'estremità del conduttore negativo, diede una vegetazione metallica, simile a quella che si forma decomponendo, nel lavoro della pila, un sale a base di piombo. La vegetazione aumentò di volume tanto che si staccò dal conduttore e nuotando sul liquido, si trasformò in ammoniaca con effervescenza e sviluppo di calorico. Tutti i miei sforzi per ottenere separatamente questa sostanza metallica riuscirono vani: io la considerai dapprima come un metallo composto d'idrogeno e d'azoto, ma le esperienze di Berthollet, Davy e Henry, che conobbi poi, mi persuasero che questa idea era infondata. Non potendo produrre questo corpo problematico senza il mercurio, volli almeno conoscere la quantità di ossigeno colla quale è combinato nell'ammoniaca e vedendo l'impossibilità di farlo con esperienze dirette, ricorsi all'idea di Richter: che tutte le basi che saturano la stessa quantità di un acido qualsiasi, debbono contenere la stessa porzione di ossigeno
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