Lo spettro risultante sul lato positivo della lamina era quello conosciuto con il nome di spettro dell'ossido di carbonio; quando la scarica era passata prima per il tubo, lo spettro sul lato positivo era quello chiamato spettro della candela, ma questo si mutava rapidamente nello spettro dell'ossido di carbonio. La presenza degli spettri dell'idrogeno e del cloro sullo stesso lato della lamina era pure osservata nel cloruro di metilene e nel cloruro di etilene. Anche quando tutto l'idrogeno in CH4 era sostituito da cloro, come nel tetracloruro di carbonio CCl4, lo spettro del cloro rimaneva sul lato negativo della lamina. Per meglio accertare questo punto ho provato il composto analogo di silicio, cioè il tetracloruro di silicio, inserendo nel circuito una piccola bottiglia per rendere più brillante lo spettro.
Lo spettro del cloro era nuovamente più brillante sul lato negativo della lamina, mentre lo spettro del silicio era più brillante su quello positivo. Questo è un caso favorevolissimo per l'applicazione di tale metodo, perchè vi sono due linee del silicio (lunghezza d'onda 5058, 5043) vicinissime a due linee di cloro (lunghezza d'onda 5102, 5078), in modo tale che la loro relativa lucentezza può essere facilmente confrontata.
L'esperimento con il tetracloruro di silicio è più conclusivo che non quelli fatti con i composti di carbonio, perchè in questi ultimi lo spettro sul lato positivo della lamina è una fascia di spettro e mentre l'inclinazione virtuale, quando la scarica passa, è molto più ripida sul lato negativo della lamina che non su quello positivo, si può supporre che gli effetti osservati siano dovuti alle condizioni del lato negativo, meglio adatte per la produzione delle linee degli spettri che non quelle del lato positivo.
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