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Volere o non volere, queste parole di Berzelius rappresentano un concetto moderno; l'idea, per quanto lontana, della stereochimica, vi è. Mi arreca non lieve meraviglia come non ne abbiano tenuto conto gli storici della stereochimica. Il Walden, nella sua interessante Conferenza: Venticinque anni di studi stereochimici: sguardo retrospettivo e complessivo(334), attribuisce questo concetto al Gmelin, il quale, se si guardi bene, non ha che un po' sviluppato il concetto di Berzelius, estendendolo ad altri corpi oltre che all'acido solforico.
Resta stabilito dunque che la questione della posizione mutua degli atomi elementari fu discussa, prima che dal Gmelin, dal Berzelius. Ad ognuno il suo. L'opera scientifica di Berzelius è una miniera così grande che non fa meraviglia se talora anche ad uomini coscienziosi come Gmelin sfuggirono certe idee, allora nuove, che il Berzelius ha esposto nei numerosi e disparati suoi scritti. Del resto anche il Gmelin non aveva il vero concetto moderno della stereochimica.
Questo bellissimo brano, che riguarda la costituzione chimica dei corpi (ossiacidi, ossidi), non si trova nella 4a edizione del Traité di Berzelius, ma solamente nella 5a edizione. La 4a edizione è del 1835 e fu tradotta in francese nel 1838-39, la 5a edizione è del 1842 e fu tradotta in francese nel 1845: dunque questa aggiunta, che io chiamai di stereochimica, è dal 1836 al 1842. Forse trovasi in qualche annotazione del suo Jahresbericht. In questo suo classico Traité vi sono sparse qua e là moltissime idee originali.
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