Il Berzelius attribuiva il fenomeno al diverso stato elettrico che assumeva il ferro: egli discorre a lungo e molto bene della passività del ferro nel Traité de Chimie, t. I, p. 110, e t. II, p. 661-666. Quest'opinione credo fosse condivisa dal Poggendorf, secondo il quale il ferro passivo è elettronegativo rispetto al ferro comune, e riuscì a comporre una pila con piastra dell'uno e dell'altro.
Beetz, Ohm e Loykauf ammisero che nella passività del ferro si formasse un sottile strato di un composto che coprirebbe il ferro. Ma Berzelius afermò subito che questa conclusione era poco probabile(366).
Anche Faraday ammise che si formasse un ossido di ferro che preservasse dall'azione dell'acido il metallo sottostante.
Ma il Berzelius è sempre stato contrario a queste ipotesi. E fu sempre d'avviso che fosse un fenomeno essenzialmente elettrico.
Recentemente Varenne(367) l'attribuisce alla formazione di un velo di biossido d'azoto sul metallo. Altri, come Moissan e Ramann, alla formazione di ossido ferroso-ferrico.
Ad ogni modo, per quanto il problema non sia ancora risolto, le pagine del Berzelius meritano di essere lette da chi vorrà studiare questa questione, la quale, insieme a quella del cromo passivo, non è ancora definitivamente risolta.
Teoria delle fermentazioni. - Appena espresso il concetto della catalisi nel 1835-36, il Berzelius nelle sue opere cercò di far notare tutti i casi nei quali certe reazioni chimiche, inesplicabili altrimenti, si possono raggruppare attorno alla forza catalitica.
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