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Io penso che anche qui il Berzelius abbia ragione. Secondo me la materia estranea, in questo caso il selenio ridotto, sarebbe, non forse allo stato colloidale come supponeva Berzelius, ma in piccolissimi e microscopici aghetti infitti nel tessuto della mucosa: da ciò il dolore acutissimo. L'osservazione microscopica sarebbe utilissima. Il selenio con facilità cristallizza. L'acido selenidrico in contatto dell'aria umida, e tanto più di materia organica, è decomposto con deposito di selenio rosso cristallino. I corpi porosi facilitano la decomposizione dell'acido selenidrico.
Io pertanto ho avuto il piacere, per quanto doloroso, di confermare ciò che ha scritto il Berzelius da quasi 100 anni sull'idrogeno seleniato.
Per alcuni altri particolari si vegga anche la sua classica Memoria sul selenio(408).
Dopo ciò che ha scritto Berzelius sull'azione fisiologica dell'idrogeno seleniato poco si è aggiunto. La sua azione, scrive Moissan, si porta sovratutto sulle mucose del naso e dei bronchi e produce una coriza tenace e una tosse insistente e dolorosa(409).
I vecchi Trattati di Chimica facevano cenno di quest'azione speciale dell'idrogeno seleniato, e Pelouze e Frémy, nel loro Traité de Chimie, 2a ediz., 1854, t. I, pag. 433, scrivono:
Il possède une odeur qui rappelle entièrement celle de l'acide sulphydrique; il est encore plus vénéneux que ce dernier acide. Lorsqu'on en respire une certaine quantité, il irrite fortement la muqueuse des fosses nasales; le sens de l'odorat est même complètement paralysé et ne revient qu'au bout de plusieurs heures, souvent même au bout de plusieurs jours
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