E' tranquillo e sereno, come se la condanna di morte non pesasse su lui(1).
I
DAL MOLINO DI CERBAIA A PRATO
La mattina del 26 agosto 1849, giorno di domenica, due sconosciuti, poco dopo il sorgere del sole, guidati da persona del paese, scendevano a piedi il monte delle Calvane per la pendice che conduce alla valle del Bisenzio. Si erano presentati a Montecuccoli ad ora inoltrata della sera innanzi, ed avevano chiesto ed ottenuto ricovero per quelle poche ore in casa Ciampi, da dove erano ripartiti senza dare a conoscere l'essere loro, e dopo avere fatta ricerca di chi li dirigesse verso Pistola. Un tale Ferdinando Marcelli detto Fiorino si era offerto di condurli al Molino di Cerbaia, da dove il mugnaio, che aveva nome di ospitaliero e servizievole, avrebbe pensato al modo di fare loro continuare la via. Una qualche straordinaria circostanza aveva certamente balzati quei due per luoghi cosė alpestri ed inusitati; non avevano toscana la pronunzia; era il loro vestiario decente, ma non portavano seco qualsiasi oggetto di viaggio; erano pervenuti a Montecuccoli sboccando dalle boscaglie che ricuoprono i monti dell'Appennino. Nč questo solo avrebbe attirata sui due viandanti l'attenzione altrui, che anche dalle loro persone traspariva un qualche cosa di veramente singolare; l'uno di essi, di mezzana statura, dalle membra bene proporzionate, dalla barba bionda, dai capelli lunghi e ricciuti che gli scendevano per le spalle, dalla fisonomia bella, fiera, ma velata da un intimo senso di mestizia, procedeva pel primo, e faceva trasparire da tutti i suoi atti una tale sicurezza di sč, da doverlo a forza riverire ed ammirare.
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