E poichè il bisogno stringeva, ed era possibile che il Franceschini per ragioni di professione si trovasse assente da Prato, non trascurò di dare al Sequi altra lettera per Leopoldo Bertini, onesta persona anche esso, e che il Bardazzi giudicava adatto a rimpiazzare il Franceschini, dato che questi fosse pel momento lontano.
Partì subito il Sequi prendendo a prestito il cavallo del dottor Nardi medico condotto di Vaiano, e arrivato a Prato, dopo aver prima saputo dal Bertini che il dottor Franceschini non era assente, si diresse alla casa di quest'ultimo, che era vicina alla Porta del Serraglio fuori di città, e ve lo trovò, ma in letto sofferente per febbre reumatica. Carlo Bardazzi aveva fatto grande assegnamento sulla cooperazione dell'egregio dottore, e non a torto, che appena ebbe esso sentita dalla bocca del Sequi l'importanza della cosa per la quale l'amico di Vaiano gli aveva diretto il giovane ingegnere, dimentico di ogni malore, abbandonò il letto, e vestitosi in fretta si diè tutto alla salvezza del Generale. Condusse tosto il Sequi da Antonio Martini, vecchio e provato patriotta, come quello che poteva soccorrere di consiglio in questa emergenza, ed essere di aiuto colle aderenze sue. Bene si apponeva il Franceschini, che udito dal Sequi non senza meraviglia il racconto di quanto gli era avvenuto la mattina al Molino di Cerbaia, non che lo stato precario in cui si trovavano i due esuli, Antonio Martini si pose senza altro a cercare insieme agli amici un piano di salvamento, e impossibile essendo per mancanza di guida il transito dei monti fino al Genovesato, e urgente il togliere i profughi(3) da luoghi così popolosi e tanto guardati, si stabilì per la migliore di dirigerli verso la Maremma toscana.
| |
Franceschini Prato Sequi Leopoldo Bertini Bardazzi Franceschini Sequi Nardi Vaiano Prato Bertini Franceschini Porta Serraglio Bardazzi Sequi Vaiano Generale Sequi Antonio Martini Franceschini Sequi Molino Cerbaia Antonio Martini Genovesato Maremma
|