Arrivarono dopo le undici al luogo convenuto, e tosto uscì dall'Albereta detta del Leonetti la vettura condotta da Gaetano Vannucchi, amico del Martini, da lui pregato di prestarsi a favore dei due profughi, di cui però non disse il nome, quantunque liberamente lo potesse, attesi gli onesti o liberali principi del giovane. Era nella vettura lo stesso Martini che per un atto di squisita delicatezza, e per sorvegliare esso medesimo l'impresa, era venuto ad incontrare i due proscritti. - Dista la Madonna della Tosse da Prato circa 5 chilometri, e vi si addita oggi il sasso dove Garibaldi si assise per pochi momenti. - Salirono tutti nella vettura, e seguitarono così fino presso la città, e quindi discesi, e dividendosi dal Vannucchi, entrarono nei campi, e per la sponda destra del Bisenzio raggiunsero la via ferrata che traversarono per introdursi nella Stazione. Stava quivi ad aspettare l'egregio capo-stazione Fontani, che per mezzo di una scala a piuoli fece salire i due profughi in una stanza remota. - Tutto questo succedeva a pochi passi dalla sentinella austriaca che stava di guardia dalla parte opposta del fabbricato. - Così è; l'amore di patria, la devozione, il coraggio di quattro patriotti convertiva la fazione del soldato invasore in guardia d'onore del Generale. - Questo avveniva dopo la mezzanotte del 26 al 27 Agosto.
Intanto correva il Martini, sempre a tutto previdente, ad accertarsi che il vetturino Vincenzo Cantini da lui noleggiato fosse per l'ora convenuta al luogo stabilito, ed il Sequi, disceso anch'esso insieme al Barbagli per la parte da dove erano venuti, entrò in città per la Porta al Serraglio, dicendo al custode suo conoscente essere in cerca di altro ingegnere, che però ben sapeva essere assente da Prato.
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