E così fece il vetturino che era fidatissimo, ma inconsapevole del perchè dal ministro gli fosse ordinata tale cosa, e il suo ritorno da solo tranquillizzò il pusillanime consigliatore, ingannò l'astuto cameriere, e fece persuasi i bagnanti che i mercanti di bestiame giunti ad ora tanto insolita, erano anche ripartiti con sollecitudine per la loro destinazione.
Frattanto il Martini aveva fatti passare i suoi ospiti nella parte più riposta della casa, e li aveva alloggiati al piano superiore nella camera sovrapposta alla sala di ricevimento. Nella notte non chiuse occhio, pensando e ripensando al dove trovare un asilo sicuro per essi, chè tale non era quello prescelto per necessità. E come uomo di cuore non si preoccupava soltanto del domani, ma anche e molto più di trovare una via per la quale far giungere i profughi in luogo di salvezza. Finalmente risolse di dirigersi a Michele Bicocchi, ricco proprietario della vicina fattoria di Sant'Ippolito, come a colui che poteva dare asilo, aiuto e consiglio. Si recò da lui la mattina prestissimo, e gli raccontò gli eventi della sera, gli disse il nome illustre che portava uno dei suoi ospiti, la necessità di ricovero più sicuro, il dovere che sentiva fortissimo di non abbandonare il proscritto.
Dètte il Bicocchi consiglio buono, profferta grande di aiuti, ma rifiuto circa all'asilo. Coonestò la repulsa col dire la fattoria di Sant'Ippolito spesso frequentata dagli agenti del governo restaurato - ma questo era quanto succedeva allora per tutte le case di campagna, e in ogni caso era sempre stanza più sicura per gli esuli che non fosse il Morbo in tempo di bagnatura.
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