Venne alle 9 di sera il Serafini. - Entusiasta di Garibaldi e di amor patrio, non avrebbe ceduto il suo incarico pericoloso per cosa al mondo. - Subito arrivato a San Dalmazio aveva colle più animate parole posto Angiolo Guelfi al corrente della grave missione che la fortuna offriva loro. Aveva Angiolo Guelfi sortito da natura, insieme a fervido amore di libertà, carattere fermo e riflessivo, onde abbracciò l'importanza dell'impresa che gli si poneva dinanzi, ed aspettando la venuta degli ospiti volse nell'animo suo i diversi modi pei quali si poteva giungere al salvamento del Grande che il caso affidava alle loro mani. - Intanto il Serafini aveva prese nella sua casa le più minute precauzioni tanto per l'alloggio de' suoi ospiti, quanto perchè il loro arrivo passasse inavvertito(11) agli abitanti del paese, e a coloro stessi che frequentavano la sua casa. - Uscirono i profughi inosservati dal Bagno, e accompagnati dal Martini raggiunsero il baroccino che era a breve distanza dalla casa sulla via pubblica, nel luogo ove da questa si stacca il piccolo braccio stradale del Morbo. - Armati dal Serafini, sempre previdente, di fucili da caccia, salirono i due nel baroccino insieme a lui, che colla sua abituale velocità fece in breve tempo i pochi chilometri di strada provinciale, e si fermò al luogo detto Croce del Bulera. Quivi cessava in quei tempi la strada ruotabile per chi fosse andato a San Dalmazio, e quivi il Serafini lasciò il suo legno presso i suoi parenti, come ne era solito, non credendo prudente il richiamare l'attenzione altrui sul passaggio inusitato di un veicolo a quell'ora, e per luoghi così malagevoli.
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