- Insomma una volta nelle mani del Serafini, Garibaldi non era più il proscritto in balìa della sorte, e la sua cattura non sarebbe stata più un facile colpo di mano. - Quivi il perseguitato potè godere i primi momenti di quiete dopo la morte di Anita.
Ma non era quieto il Serafini. Di carattere ardente e passionato, misurava gli indugi alla stregua del desiderio che sentiva vivissimo di vedere in salvo i suoi ospiti cari e rispettati. Seguiva colla mente il Guelfi nella sua gita in Maremma, ne misurava tutti i pericoli, ne esagerava anche la difficoltà di riuscita. E lo mise in maggiori angustie la lettera che ricevè per espresso nelle ore pomeridiane del giorno 28 spedita dal Martini. Era questa senza firma, ma scritta coi caratteri di Angiolo Guelfi, notissimi al Serafini. Diretta con finto nome ed indirizzo: "Al signor Dario Ascani - Colle," diceva così:
C. Amico
Arrivato qua non ho trovato la persona per fare il noto affare. Dunque vi rimando il baroccino.
Io parto nel momento per la Maremma bassa, quando avrò fatto i miei affari ritornerò a trovarvi.
Non state in pensiero se mi tratterrò qualche giorno, giacchè l'aria è assai buona.
State bene e sono.
Seguiva un'aggiunta scritta dalla mano di Girolamo Martini nei termini che seguono:
Se crede di volere cambiare venga da me nella giornata, che si combinerà tutto. Gradisca i miei ossequi, e li faccia gradire.
La solita imperturbabile tranquillità del bravo Martini in faccia agli ostacoli traspariva dalle poche righe aggiunte alla lettera tanto significante di Angiolo Guelfi.
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