Capaccini ex-capitano del reggimento l'Unione a Forlì.
Il 1° Settembre 1849
In Ancona, Giannini N. dedicato al commercio.
Elia Antonio padrone di bastimenti.
Casale Raffaello di Foligno.
Vincenzini Pietro ex-maggiore della G. N. di Rieti.
Così l'autografo religiosamente conservato dal Serafini insieme a molti altri del Generale, e l'esule che non aveva terra che lo sostenesse, pensava non a sè ma al bene futuro della sua patria. È sempre il prigioniero di Gualeguay che intuona alla patria schiava i versi pieni di amore selvaggio:
Io la vorrei desertaE i suoi palagi infranti
. . . . . . . . . . . . . . . . . .
Pria che vederla trepidaSotto il baston del Vandalo!
Spesso ancora si mostrava preoccupato il Serafini dell'esito incerto circa alle pratiche iniziate da Angiolo Guelfi per l'evasione dalla parte del mare, tantochè il Generale, colla sua solita serenità, gli diceva: "Non vi date pensiero di me, dirigetemi al mare, e là un solo trave basta per noi due." E siccome un uomo tale non conosceva cosa fosse millanteria, bisogna ben dire che il coraggio in lui non aveva confini.
Una volta il Serafini, che cercava in ogni modo di render meno sgradita ai suoi ospiti la loro reclusione, volle dare ad essi lo spettacolo gradito di una cacciata quasi sotto i loro occhi, e avvisatone il Generale che assisteva dalla terrazza, presi seco cani e fucile, da eccellente cacciatore qual'era, uccise in poco tempo una lepre e due pernici, che presentò subito al suo ospite amato quanto rispettato, e questi, sensibile alla nuova manifestazione di riguardo, qualificò con effusione come una grata sorpresa, il pensiero del Serafini.
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