- Prendete, capitano, questo stile che mi rammenta tante cose, ed io mi auguro che in tempi per la patria migliori mi possa essere riportato dal vostro figlio, al quale mostrerò di essere sempre memore dell'aiuto ricevuto da voi, e dai valorosi maremmani. -
E il pugnale non è stato mai più presentato al Generale, perchè Angiolo Guelfi non era uomo da mettersi in mostra. - Aveva compiuto un dovere, nè voleva di più. - Però Garibaldi trovò il modo di dimostrare la sua gratitudine. - Nel 1859 venne a prendere a Modena il comando delle truppe toscane. In esse era volontario Guelfo, l'unico figlio di Angiolo Guelfi, che secondo le istruzioni del padre non si presentava al Generale. - Lo seppe però questi una sera per circostanza fortuita, e ordinò che si andasse tosto a chiamare il figlio del suo amico, come esso diceva. - Non fu possibile trovarlo la sera, per cui fu avvisato di portarsi la mattina successiva al Quartier Generale. - Vi andò, e modestamente si atteggiò, quando entrato nell'anticamera la trovò piena di ufficiali superiori toscani ivi riuniti per il rapporto giornaliero. - Salutò militarmente i suoi superiori, poi, non sapendo che fare di meglio, si ritirò nel vano di una finestra. E quivi stava, guardato con occhio sprezzante da tutti quegli ufficiali gallonati, che avevano servito la casa di Lorena, ed ora servivano il popolo toscano. - Passò un sotto-tenente di Stato Maggiore, volontario anch'esso e amico del Guelfi figlio, e a questi si diresse il giovane maremmano per pregarlo di dire al Generale che esso era là ad aspettare i suoi ordini.
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