Chiamò allora i profughi, e posti in sella prima Garibaldi, poi Leggero, salì esso sul terzo, e a trotto serrato e uniforme presero la strada di Castelnuovo, essendo già stabilito che al di là di questo paese avrebbero trovato un baroccino impostatovi da Girolamo Martini. - Di che grado si fossero buoni cavalieri quei tre si giudichi nel pensare come i due esuli fossero usi a cavalcare i poledri delle libere pianure di America, e come il Serafini fosse, e sia tuttora conosciuto per addestrare cavalli, e correre con essi a precipizio per le vie malagevoli dei suoi paesi. - Andavano l'uno accanto all'altro, quasi toccandosi il ginocchio quando lo permetteva la larghezza della via, e quando questa si ristringeva, andava innanzi il Serafini, poi il Garibaldi, ultimo il capitano Leggero. - Così procederono fin presso Castelnuovo, ove, incontrata via più facile, fu il trotto dei cavalli anche più spedito. - Questa corsa precipitosa era un vero sollievo pel Generale, che veniva così richiamato alle sue abitudini predilette. - Traversarono Castelnuovo, chè non si poteva fare altrimenti, serrati l'uno all'altro, e di trotto così accelerato e uniforme, che pareva sentire lo scalpitare di un solo cavallo. Chi avesse visto quei tre correre così armati a quell'ora, chi sa cosa avrebbe pensato; ma nessuno li vide, e passarono il paese senza incontro per raggiungere il punto stabilito che era presso al Molino di Bruciano, luogo sicuro perchè distante dall'abitato.-Quivi era già ad aspettarli Girolamo Martini, che era partito solo in calesse dal Bagno alle ore 9 con due fucili a due canne, dicendo di andare in Maremma alla caccia delle quaglie.
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