La patria deve più al suo Eroe per quei due sacrifizi, che per le sue cento vittorie. - Che il Martini avesse ambedue le volte oneste accoglienze è inutile il dire. Gli domandò il Generale con amore notizie di tutti i patriotti che avevano coadiuvato al suo salvamento del 1849, e fu per suo mezzo che invitò e pregò Angiolo Guelfi di andarlo a trovare a Pisa. -
Intanto Garibaldi e Leggero insieme ai due massetani si mossero a passo più che concitato, e per la strada maestra giunsero al podere denominato Casetta del Marcio presso l'antico padule della Ghirlanda. Allora, abbandonata la via ruotabile, presero una strada a sterro sulla destra che conduce alla Fonte di Bufalona, ove, prima di arrivarvi presero un viottolo parimente a destra, percorrendo il quale per lungo tratto, girarono alla lontana la città, e giunsero al piano di Schiantapetto al termine della scesa di tal nome. - Colà si trovavano Giulio Lapini e Domenico Verzera con due baroccini impostati. - Si riconobbero a distanza alla convenuta parola, e subito nel primo legno, guidato da Domenico Verzera, salivano Garibaldi e Leggero, e sul secondo, guidato da Giulio, stavano i due fratelli Lapini bene armati, che servivano di scorta. - Si mossero rapidamente e di conserva i due legni, e percorrevano la via maestra, quando prima di arrivare al luogo detto la Cura, raggiunsero due gendarmi a piedi, i quali conoscendo bene i fratelli Lapini, salutarono la comitiva credendoli tutti cacciatori che andassero a diporto alle quaglie nella vicina pianura.
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