Ed anche questo voglio dire quantunque fosse pazzia, ma di quelle che muovono da impeti magnanimi, e tale da mostrare a quali uomini era affidato Garibaldi. Passarono i quattro Scarlinesi, per tornare alle case loro, dalla Torre di Partiglioni, e visto lì presso l'innocente cannone, utensile obbligato delle torri di costa, volevano in segno di festa a ludibrio dei cannonieri e del loro governo, gettarlo in mare. - E l'avrebbero fatto, chè quei quattro valevano per quaranta picchiotti (e Olivo Pina, certo ormai che il Generale era in salvo, si univa agli altri nell'esultanza del fatto), se per fortuna non fossero stati ivi incontrati e dissuasi da Giccamo, che tornava da riprendere il suo barroccino a Meleta, per andare a Follonica.
Due giorni dopo, il 4 settembre, era la fiera al Palazzo presso Travale, e Olivo Pina vi andò per accordi presi col Guelfi, a riportare a voce le diverse particolarità dell'imbarco. Vi erano Cammillo Serafini ed Angiolo Guelfi, reduce quest'ultimo la sera avanti da Pisa, ove era andato a mettersi in mostra per deviare gli occhi della polizia dal teatro vero del fatto. Raccontò Olivo Pina i più minuti particolari, portò i saluti di Garibaldi e di Leggero lasciati da essi nell'atto stesso della partenza, e tuttociò riempì di giubbilo l'animo dei due patriotti, a segno che Cammillo Serafini chiamò Olivo Pina fratello di fortuna, e tale lo ha sempre chiamato di poi, volendo alludere alla fortuna da essi avuta di potere salvare la vita del Grande Capitano.
| |
Garibaldi Scarlinesi Torre Partiglioni Olivo Pina Generale Giccamo Meleta Follonica Palazzo Travale Olivo Pina Guelfi Cammillo Serafini Angiolo Guelfi Pisa Olivo Pina Garibaldi Leggero Cammillo Serafini Olivo Pina Grande Capitano
|