La traversata sulla barca dell'Azzarrini fu felice, e senza casi notevoli. Partiti dalla spiaggia toscana si diressero alla Punta al Cavo, ove l'Azzarrini sbarcò il padre ed un altro marinaio di Capoliveri, e così si mise in ordine col numero degli uomini descritti nella patente, poi tanto pregò il tenente-castellano di Rio Marina, che questi gli firmò abusivamente la patente per l'estero, quantunque volesse la legge vigente che per fare ciò si fosse munito del visto delle Autorità di Portoferraio. Tornò a costeggiare la spiaggia tirrena, e il giorno di poi sbarcò felicemente a Porto Venere il Grande Italiano. L'Azzarrini stesso, richiesto da Giovanni Gaggioli figlio del tanto benemerito Giccamo, scrive da sè stesso la storia della traversata colla lettera seguente:
Di buon mattino imbarcai l'eroico generale Garibaldi e il capitano Leggero, e mi diressi all'isola dell'Elba. A Capo Castello sbarcai mio padre, e un marinaro di Capoliveri perchè vi fosse sempre il numero. Il Deputato di Sanità mi firmò abusivamente la patente, e la sera feci vela per il Golfo della Spezia. All'indomani a mezzogiorno si era giunti in vista di Livorno, ove si vedevano passeggiare le sentinelle tedesche, e il giorno dopo giunsi felicemente a Porto Venere. Colà sbarcai l'eroico Garibaldi con Leggero. Garibaldi mi diede per ricompensa un piccolo scritto di sua propria mano, che conservo come la pupilla dei miei occhi; esso era così concepito:
Il padrone Paolo Azzarrini che la fortuna mi fece incontrare in terra italiana dominata dai Tedeschi, mi ha trasportato su questo luogo di asilo e di salvamento, trattandomi egregiamente, e senza interesse.
| |
Azzarrini Punta Cavo Azzarrini Capoliveri Rio Marina Autorità Portoferraio Porto Venere Grande Italiano Azzarrini Giovanni Gaggioli Giccamo Garibaldi Leggero Elba Capo Castello Capoliveri Deputato Sanità Golfo Spezia Livorno Porto Venere Garibaldi Leggero Paolo Azzarrini Tedeschi
|