Una donna megarese, assistendo ai funerali, formò un tumulo vuoto, e versovvi sopra i libamenti, e postesi le ossa in seno portossele a casa, e le seppellì accanto del focolare, dicendo: "O lari amici, io depongo appo voi queste reliquie di un uomo dabbene. Voi restituitele poscia ai sepolcri dei di lui antenati, quando gli Ateniesi fatto abbiano senno." Per verità, non andò guari che le loro faccende medesime fecero conoscere agli Ateniesi quale sopraintendente, e custode della temperanza e della giustizia avessero perduto, e gl'innalzarono una statua di rame, e ne seppellirono le ossa a pubbliche spese(2).
In due cose soltanto io presumo paragonarmi a Focione: nello amore della temperanza e della giustizia, e nei patimenti di persecuzione acerbissima; anzi, se bene io considero, nei patimenti, parmi superarlo di assai, imperciocchè la morte sia termine di tutta angoscia, e rivendicazione di vera libertà; ma io sento da oltre due anni il sepolcro, e nonostante vivo. Vivo per vedere le miserie della patria dolcissima; vivo per udire il lamento dei travagliati, che mi percote fin qua; vivo per considerare la mia famiglia dispersa come foglie di un arbore maledetto, e i miei nepoti orfani per la seconda volta, senza consiglio e senza guida nel più arduo periodo della vita, lontani dalla patria e da me; vivo per sentirmi consumare viscere e cervello da una lima, che lenta e continua sperpera la mia esistenza in minutissime particole come limatura di ferro. - Orribile strazio d'intelligenza non nata a intisichire nel carcere!
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Ateniesi Ateniesi Focione
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