Plaudono i tristi con minaccie e con urli; il Presidente seguito da alcuni Deputati si ritira nella sala delle Conferenze; il tumulto continua; Niccolini salito in tribuna legge il decreto del Circolo intorno alla decadenza del Principe. Guerrazzi invitato per la terza volta a recarsi nella sala delle Conferenze risponde: "Io non mi muovo di qui perchè non ho paura del Popolo." Montanelli pregato dal Tabarrini a sedare il tumulto replica: "non è più in mia mano farlo." Si sentono minaccie di morte ai Deputati che si assentassero. Vanni ritorna nella pubblica sala cedendo al timore, incussogli dal Montanelli, di guerra civile e di strage. - Riapertasi la seduta, Guerrazzi legge il Processo verbale dettato nella notte dai Ministri, concludendo deporre il potere per lasciare il paese a sè stesso. Incomincia un simulacro di discussione alla presenza degl'Invasori e dei Tumultuanti, dopo la quale, sotto la coazione evidente della forza maggiore, la Camera delibera un Governo provvisorio, senza determinarne lo scopo nè le attribuzioni, nominando a comporlo le persone indicate dagli agitatori che lo avevano imposto, e finalmente si scioglie al grido del Montanelli: "Se Leopoldo di Austria ci ha abbandonato, Dio non ci abbandonerà!" I Faziosi, conseguito lo intento, conducono gli eletti sotto le Logge dell'Orgagna, dove, per attestare fiducia al popolo, e confermarlo nella presa deliberazione, arringando dicono: - fuggito il Principe, - falso pretesto lo scrupolo di coscienza allegato, - motivo vero il desiderio di dare luogo all'anarchia e alla guerra civile.
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